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Sai forse che ti riserva il futuro? Senza ipocrisia vorrei rispondere sì, conscio del fatto che tutto quello che vivo nel presente altro non è che il risultato di un processo più o meno studiato che ha prodotto dei risultati. Risultati che diventano step del processo un secondo dopo che si rivelano. Sappiamo come ci esprimeremo in futuro? Che evoluzione seguirà la nostra capacità comunicativa? Una delle poche cose sicure è che la scrittura si è sempre evoluta assieme ai suoi strumenti, di traccia e anche di supporto. Essa quindi è sempre stata profondamente connessa con il materiale e come esso rispondeva e reagiva al “gesto” della scrittura, sintetizzando il rapporto tra la varietà, l’imprevedibilità e soggettività dell’atto umano non è possibile da scindere dalla “meccanicità” del comportamento di risposta della materia. Le due parti precedenti: 1 | 2
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Le nuove strade di ricerca dell’espressività : scritture spontanee e progettate fuori dagli schemi del desktop publishing oppure, viceversa, forme alternative e modularismo tridimensionale.
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form follows material : la scrittura cambia supporto e la lettera cambia materiale
In un periodo definito NEW MODERN come quello che stiamo vivendo oggi, c’è una grande ricerca e un impulso molto forte verso l’individuazione di un canone formale e teorico generale che definisca al meglio la tendenza della scrittura oggi, una riflessione che consideri la commistione con le necessità comunicative ed espressive di tutta la società. Ed è per questo che è importante, oggi, la scoperta ed il rispetto per le diverse ed illimitate possibilità di espressione attraverso dei media che diventano oggetto di un completo scollamento con tuttociò sia canonico, abituale e “normale”. Rispondendo ad un importante quesito posto da Roland Barthes “Di che cosa sono fatte le lettere?”, oggi si tende a dare più importanza alle essenze poste dietro alla scrittura piuttosto che alle perfezioni dellla lettera levigate nel tempo secondo dei canoni stabiliti. È così che le scrittura tornano ad essere fatto attraverso qualsiasi mezzo e di qualsiasi materiale. Ogni personalissimo interesse per una espressione estetica viene sintetizzato come “utile a tutti” o almeno da “far comprendere e fruire da tutti”. Così è una stagione in cui la scrittura si sposta dalla pagina bidimensionale e cerca nuovi spazi evitando accuratamente i confini.
La tipologia via computer ha perso ilsuo fascino nel designer, nell’artista, nel ricercatore e va quindi pensato un nuovo utilizzo del mezzo, che quindi non imponga le scritture bensì aiuti ed semplifichi lo sviluppo di alternative.
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Andrew Shoben, The Source, scultura cinetica, è il nuovo simbolo del London Stock Exchange. Si tratta di un gruppo di 81 cavi con ognuno 9 sfere, arrangiati in forma quadrata che si muovono su un per un percorso verticale di 32 metri in pochissimi secondi e generano immagini di ogni genere.
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Screenshot della ricerca di mediaarchitecture.org in cui si mette sottolinea come ogni superficie può diventare schermo per proiettare input da ogni tipo di device possibile.
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architype: le scritture “rupestri” contemporanee
Un interessante risvolto di questa analisi viene dall’utilizzo di nuove tecnologie visive nella “decorazione” architettonica, un fenomeno chiamato Mediatecture. Si tratta, in generale, di tecnologie di illuminazione, generalmente led, ma non solo, che vengono disposte sulle superfici delle facciate di palazzi e grattacieli ed, attraverso programmi ad hoc permettono di personalizzare e dare movimento ad immagini fino a trasmettere interi video.
Una ricerca svolta da MediaFacade.net ha definito una serie di marcoaree nella quale si “svolgono” le funzioni di questa nuova disciplina.
building (investment objectives, display structure, facade structure, sun protection, building users, lighting), urban planning (cultural heritage, traffic, light pollution, neighbours), content/format (corporate identity, advertising, themes/plots, narrative/symbolic/spatial, brightness, viewing distance, content management, resolution, stimulation, interaction, day/night), display technology (light sources, cabling, energy, building automation, maintenance).14
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Illumesh® e Mediamesh® : Linee di acciaio con LED incastonati collegati ad un programma per “animare” una superficie.
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sx: La Porte, Osaka large LED display (54m in altezza and 4.8m in larghezza / 12.000 fonti di luce) Design by: Plantec Architects Inc.; Construction by: Taisei Corporation; LED Screen by: Komaden Corporation. dx: Absolut LED Dancefloor
Dreampanel® di Ayrton® dimensione del pannello: 50×50 cm; Pixel per pannello: 256
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Troyka ‘All the time in the world’ - an electroluminescent art wall for British Airways TERMINAL 5
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UN Studio + ARUP Galleria Department Facciata “chameleon-like” che riflette le finezze della luce naturale su dischi di vetro opalescente dicroico durante il giorno. Di notte sono retroillumiati e controllati da un programma. Ogni disco si comporta come un pixel gigante. I dischi sono 4330 con un diametro di 850mm.
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Jason Bruges Studio ‘Pixel Cloud’. 624 globi, ognuno dei quali riempito con 64 LEDs.
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deCOi Architects Aegis Hyposurface. Una tenda di mesh d’acciaio montate su pistoni controllati da un computer.
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Experientiae Electricae ‘Pixy’. Ogni pixel è un quadrato autonomo fatto di carta elettroluminescente che può essere fatto ruotare e lo stesso foglio di pixel può essere modellato su superfici morbide tridimensionali.
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edizione di tipografia sulla base della grafìa personale su scheletri di caratteri esistenti tramite le diverse tecniche di interazione digitale
Uno dei prossimi steps potrebbe essere quello di generare facilmente famiglie di font opentype direttamente accoppiando una serie di strutture generali di caratteri, magari seguenti classificazioni storiche o lineari come quelle di Noordzij, con segni o tracce generate con un ogni tipo di oggetto capace di tracciare segni su una superficie ricevente che può trasmettere input di direzione, pressione, spessore, tendenza alla verticalità o orizzontalità o al quadrato, può decidere le terminazioni e, sempre attraverso un programma può manipolare il risultato ed editare i file per la stampa. Si potrebbe partire dall’uso di speciali “tavolette grafiche” che permettano la visualizzazione di ciò che viene tracciato fino ad arrivare, per assurdo ad utilizzare superfici più morbide che permettano, ad esempio, di intervenire sui particolari più fini.
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Questi diagrammi sono presi dalla tesi di dottorato “LetterSpirit” di Gary McGraw e John Rehling seguita da Douglas R. Hofstadter.
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generazione di segni alfabetici e testi da input di diversa natura (input elettrici, di movimento, pressione, calore, etc)
Le tecnologie digitali possono, ad esempio, catturare e codificare ogni tipo di immagine, quindi possono facilmente riconoscere forme e tradurle in bitmap o vettori. Una semplice analisi di una pagina scritta può far dedurre metrica e kerning. Alcuni parametri WYSIWYG possono modificare i singoli elementi a piacimento. Ma la traduzione in sequenza di testo o di glifi può essere dedotta decodificando un’infinità di input, anche non scrittorei.
Si possono usare sensori che percepiscano numerose varietà, ad esempio di suoni o scale di calore, umidità, peso o pressione o altri generatori di input, per collezionare e azionare altri “attuatori” che traducono questi dati in sequenze di forme, suoni o movimenti. Potrebbe essere possibile far scrivere un device semplicemente parlandoci, grazie ad un sensore che riconosce la voce, la tonalità di lessico e parole. Questo tipo di riconoscimento formale potrebbe essere accoppiato alla mediatecture ed “animare” interagendo superfici di grattacieli o applicazioni stand-alone. Se, inoltre, si volessero generare forme nuove si potrebbero sviluppare situazioni simili a quella di Letterror, in cui il device genera randomicamente parti formali secondo input diversi, ottenendo così, sempre nuovi glifi.
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Queste immagini sono evocative: sono diverse tipologie di input naturali e “irrazionali” che potrebbero essere assimilate e convertite in sequenza “alfabetiche”, dei codici che permetterebbero di dialogare con le più disparate tecnologie espressive e visive, come quelle che abbiamo presentato in questa ricerca.
Ed il risultato di questa cooperazione di espressività umana e di tecnologie visive è pressoché infinita.